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lunedì 24 marzo 2014

Serbia: il 24 marzo 1999 iniziarono i bombardamenti NATO

Un F-15E Strike Eagle parte da Aviano

 Il problema degli effetti dell’Uranio impoverito è stato “spinto sotto il tappeto” per non compromettere i rapporti con i paesi occidentali
A 15 anni dall’intervento Nato nei Balcani, la Serbia si sta organizzando per eliminare gli effetti nocivi dell’uranio impoverito, quell’uranio che nell’ultimo decennio ha moltiplicato i casi di tumorifra adulti e bambini, un disastro secondo Slobodan Cikaric, presidente della Società dei medici serbi,  Per tre lustri non c’è stata, nel paese dell’ex Jugoslavia, la volontà politica di sottoporre alla comunità internazionale il problema degli effetti delle radiazioni nocive, ma ora la Serbia ha in programma una strategia nazionale per eliminare gli effetti delle radiazioni.
A dicembre, durante una tavola rotonda organizzata da un’associazione di generali e ammiragli della Serbia, il generale in pensione Slobodan Pektovic ha dichiarato:

La questione dell’uso di munizioni all’uranio impoverito da parte delle forze della Nato in Serbia è stato spinto sotto il tappeto per anni a causa del rapporto con i paesi occidentali. È necessario organizzare con urgenza il monitoraggio , il trattamento dei pazienti e aiutare la popolazione che è stata “spruzzata” con queste munizioni.

Nel territorio del Kosovo, durante la guerra nel 1999, sono stati utilizzati oltre 31mila missili e proiettili e in altri territori dell’ex Jugoslavia più di 5.000 missili con uranio impoverito. Terreni contaminati da uranio impoverito si trovano nei pressi di VranjeBujanovac e Presevo, si tratta di aree sono circondate da pilastri di cemento con cartelli che avvertono la popolazione sul pericolo di contaminazione.



Nel 2000 era stato avviato un programma di prevenzione e di monitoraggio dello stato di salute del personale militare venuto a contatto con l’uranio impoverito, ma è stato successivamente annullato.
I tumori maligni sono cresciuti del 100% rispetto al periodo precedente il bombardamento della Nato e, secondo gli ex militari serbi, a rallentare le operazioni di messa in sicurezza del territorio ha contribuito lo smembramento dell’esercito da parte della Nato: con la riduzione della consistenza numerica del personale militare e l’abolizione del servizio di leva sono stati creati i presupposti per un controllo della Nato in Serbia. Un atteggiamento che i serbi non accettano, da qui le recriminazioni sull’utilizzo dell’uranio impoverito, il proseguimento della guerra con altri mezzi che nessuno vede e che qualcuno non vuol far vedere.
Incollato da <http://www.ecoblog.it/post/121475/uranio-impoverito-a-15-anni-dai-bombardamenti-nato-in-serbia-si-muore-ancora>



Serbia: l’uranio impoverito della ‘Nato’ fa strage
Secondo uno studio sarebbero finora 40 mila le persone morte a causa delle tonnellate diuranio impoverito sparse sul territorio serbo durante i bombardamenti della Nato del 1999.

L'uranio impoverito contenuto nelle bombe e nei proiettili utilizzati dalla Nato durante i bombardamenti aerei contro la Federazione Jugoslava nella primavera del 1999 é sott'accusa per l'impennata delle morti per cancro registrata nel sud della Serbia. 
Come riferiva ieri il quotidiano Vecernje Novosti, negli ultimi tre mesi, nella regione meridionale serba di Leskovac, non lontana dal Kosovo, sono morti più di cento veterani delle guerre degli anni novanta nella ex Jugoslavia, in massima parte ex combattenti degli scontri armati in Kosovo alla fine degli anni ‘90. Le vittime sono tutti uomini di età compresa fra i 37 e i 50 anni, morti nel 95% dei casi a causa di diverse forme di cancro. ''Non passa giorno che la nostra organizzazione non perda uno dei suoi componenti'', ha detto al giornale il presidente dell'Associazione dei veterani di guerra Dusan Nikolic. Ai primi posti fra le cause di morte, ha precisato, figurano il cancro all'intestino, all'esofago, ai polmoni, e solo pochi i casi di infarto. 
Il quotidiano belgradese cita anche le ricerche effettuate al riguardo dall'Istituto specialistico sanitario 'Batut', secondo cui nei bombardamenti della Nato sulla Serbia (dal 23 marzo al 10 giugno del 1999) furono lanciate almeno 15 tonnellate di uranio impoverito, e come conseguenza di ciò sarebbero morte finora 40 mila persone. Per non parlare delle migliaia di bambini e bambine nati in questi ultimi anni con gravissime malformazioni, provocate da una sostanza ipertossica che continuerà ad essere mortale per centinaia, migliaia di anni. Anche in quei territori 'liberati' del Kosovo dove i morti neanche li contano e dove non esistono seri studi sulle conseguenze delle armi usate dai 'liberatori'.
I governi di Roma in tutti questi anni hanno fatto finta di nulla, ma anche tra i soldati italiani non sono mancati casi di morti e malattie gravi causate dall'esposizione nei Balcani all'uranio impoverito. Secondo l’Osservatorio militare si conterebbero tra i militari italiani 170 morti e circa 2.500 malati dagli anni novanta ad oggi.
La Nato intervenne nella primavera del 1999 per sostenere le milizie dell’Uck – Esercito di Liberazione del Kosovo – contro l’esercito regolare della Federazione yugoslava, e dopo 78 giorni di bombardamenti le truppe di terra dell’Alleanza Atlantica occuparono la provincia serba e consentirono ai separatisti di proclamare, il 17 febbraio del 2008 un’indipendenza che dopo cinque anni non è stata ancora riconosciuta da tutta la comunità internazionale. 
Recentemente il governo di Belgrado, sotto pressione da parte dell’Unione Europea, ha siglato un accordo con il governo di Pristina che tende alla normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Ma i cittadini serbi relegati nei territori del nord del Kosovo – e obiettivo di una vera e propria pulizia etnica durante e dopo l’invasione della Nato – hanno chiesto a Belgrado di permettere a tutti i serbi di potersi esprimere sull’accordo attraverso un referendum popolare.
Ultima modifica il Sabato, 04 Maggio 2013 10:30

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